Uno sport che è ritornato alla ribalta è il nuoto,
grazie soprattutto alle prestazioni
sportive da record fornite dalla nostra campionessa olimpica, nonché quasi compaesana
Federica Pellegrini.
Il fatto che ultimamente si presti di più ai riflettori del
mondo del gossip a causa del suo continuo tira e molla sentimentale con Filippo
Magnini è un’altra storia. Che facciano un terza media in 2, invece, è un altro conto.
Esistono anche personaggi che hanno scritto il proprio nome
in lettere indelebili nella storia di questo sport, non per i tempi da record
ma come esempio degli ideali del Comitato Olimpico Internazionale.
Giochi olimpici di Sydney, Australia
19 settembre
Sui blocchi di partenza della vasca dei 100 metri stile libero si
apprestano a salire gli atleti.
Sono soltanto in tre, poiché questa batteria appartiene ad
una wild-card per paesi in via di sviluppo.
Uno di loro in particolare si distingue. Innanzitutto si
avvicina al blocco con lo stesso entusiasmo con cui un condannato a morte
avanza verso il patibolo ed indossa, a differenza dei propri avversari che
vestono costumi ipertecnologici, uno slippino da spiaggia pagato pochi dollari
ad un negozietto di souvenir.
Lui è Eric Moussambani, classe 1978, proviene dalla Guinea
Equatoriale, delegazione sportiva di cui è anche il portabandiera; certo sono
solo 4 atleti, ma questo poco interessa.
Il fatto strano è che in realtà lui è un pallavolista, certo
agile e muscoloso, ma pur sempre un pallavolista! Aveva imparato a nuotare 8
mesi prima nella piscina del suo albergo, nell’oceano, nei corsi d’acqua
infestati dai coccodrilli; e quel che è peggio è il fatto che vede una piscina
olimpica per la prima volta in vita sua!
Guarda i suoi avversari come una mucca osserva passare un
treno e si mette in attesa dello start.
Ecco il segnale…ma sorpresa! I suoi compagni batteria, un
tagiko ed un nigeriano, si sono tuffati prima del segnale acustico perciò
vengono eliminati; quegli attimi di esitazione dovuti all’inesperienza gli
fanno un regalo inaspettato.
Ora per regolamento dovrà nuotare da solo e sperare in un
tempo ragionevole per potersi qualificare.
Parte lo start nuovamente ed Eric entra in acqua con una
spanciata terrificante ed incomincia la sua gara in solitaria, mentre dagli
spalti piovono ingiurie e fischi.
Lo stile è a dir poco dilettantesco: testa fuori d’acqua,
gambe divaricate e rigide, movimenti scoordinati. Riesce a percorrere i primi 50 metri in 41 secondi, un
mezzo fiasco.
I secondi 50
metri sono un vero e proprio calvario. Annaspa, schizza,
sorsate di cloro ad ogni bracciata; ora il pubblico che prima lo denigrava incomincia
ad applaudirlo ed incitarlo.
Gli ultimi 15
metri sembrano infiniti, serpeggia lungo la corsia,
centimetri conquistati con la forza dell’orgoglio, già i giudici si stanno
preparando a lanciarsi in acqua per salvarlo, Moussambani però, aiutato dal
boato del pubblico, riesce a terminare la gara.
Quando esce dalla piscina sembra il Cristo sul Golgota. Fissa
il suo tempo: 1:52.72, il peggior tempo di sempre.
Eppure i telecronisti se lo contendono, la gente ed i bambini
sgomitano per assicurarsi una foto ed un autografo di quel campione di orgoglio.
Da quel giorno verrà denominato “The Eel”, l’anguilla.
Oggi Eric è un ingegnere di 36 anni ed è l’allenatore della
nazionale di nuoto della Guinea Equatoriale; quella famosa piscina oggi riesce
a percorrerla in 57 secondi. Ed quel famoso costumino è esposto a Losanna, all’
Olympic Museum, con tanto di autografo.
In pochi si ricordano di quel giorno a Sydney, ma ancor meno
si ricorderanno di quel giornalista insolente che gli chiese:
-Ma lei che diavolo ci fa alle Olimpiadi?-
La candida risposta fu un semplice:
-Perché mi hanno invitato”
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