Per chi ama il rutilante pianeta della Formula 1, dove importa il raziocinio, freddezza, calcolo,
avventatezza, poco gli interessa della fisionomia che si cela all'interno del casco. Volti
normali, di persone che potrebbero confondersi con tante altre, ma capita che
dietro la visiera si nasconda il volto di un angelo, un angelo sfortunato.
Maria De Villota nasce a Madrid nel 1980; figlia d’arte,
seconda di tre figli, suo padre è il grande Emilio De Villota, corridore della
Mc Laren sulla fine degli anni 70 e fondatore di una scuola per piloti in Spagna
(tra i suoi allievi Fernando Alonso).
Ha sempre respirato aria di motori e velocità, per forza di
cose, ma la passione lei l’aveva nel sangue, a dispetto della madre che
desiderava che i figli si affezionassero ad altri sport.
Maria aiuta il padre nella scuola, imparando molto così
sulle tecniche di curva e delle manovre dei pedali ed accompagnandolo in giro
per il mondo.
A Cuba, la ragazza ha ormai 16 anni, ed è con il padre
invitato per una competizione urbana tra ex piloti di Formula 1; si corre anche
una gara per giovani promesse e Maria scalpita per parteciparvi.
Ma non ha ne la tuta ne il casco perciò se li farà prestare
dal padre, certo la tuta è troppo grande per il suo metro e 63 (contro l’1 e 80
del genitore) e deve mettere una maglietta all’interno del casco per aver gli
occhi a livello della visiera, eppure in queste condizioni e nonostante finisca
la competizione fuori pista, registra il miglior tempo.
I contorni della stella cominciano a prendere forma.
Entra nella scuderia Teyco, dove corre anche il fratello, in
Formula Toyota, arrivando a diventare, nel 2000, vice campionessa di Spagna.
Passa così alla Formula 3, purtroppo un po’ invisibile per i
primi 2 anni, ma lei non demorde e si impegna al massimo per migliorare e guadagnarsi
il rispetto nei box: nel 2004 arriva il podio, prima donna in Spagna a
raggiungere tale successo.
Continua a correre, cambiando scuderie, fino a quel giorno
del 2011. La de Villota è a Valencia per il Gran Premio e staziona davanti al
camion di Bernie Ecclestone fino a che non riesce a parlargli:
-“Voglio correre per la Formula 1, sono pronta”.
Ecclestone ci pensa qualche minuto:
“Tieniti pronta”
Maria comincia così la preparazione fisica, cura l’alimentazione,
riempie la casa di appunti e disegni in vista della prova ufficiale fissata per
3 agosto 2011.
Davanti al padre, che ha voluto vicino per quel giorno,
corre la sua gara: da lì a breve firmerà il suo contratto come collaudatrice di
Formula 1 del team Marussia..
In molti vedono in quella mossa una mera trovata pubblicitaria, in effetti la de Villota è veramente una donna molto bella.
Maria non voleva essere una semplice donna nella F1, in passato ve ne erano stato altre. Voleva essere semplicemente un pilota in più che voleva lavorare ed apprendere e guadagnarsi il suo posto ufficiale.
In molti vedono in quella mossa una mera trovata pubblicitaria, in effetti la de Villota è veramente una donna molto bella.
Maria non voleva essere una semplice donna nella F1, in passato ve ne erano stato altre. Voleva essere semplicemente un pilota in più che voleva lavorare ed apprendere e guadagnarsi il suo posto ufficiale.
Passano i mesi, quasi 12 da quella corsa di prova, ed arriva una chiamata che le
comunica che dovrà testare un’auto in vista del Gran Premio di Silverstone, all’eliporto
inglese di Duxdorf.
Il giorno del test si infila il casco ed è attanagliata da
un dubbio:
-“Twittare o non twittare?” D’altronde Maria è figlia del
suo tempo, ma decide di non farlo, la sua prima volta in F1 deve essere intima.
Sale sulla monoposto ed incomincia a fare i giri di prova. La
pista è molto bagnata, ma sembra andare tutto bene, anzi fa alcuni giri
seguendo il percorso in senso contrario.
Non è veloce e si avvicina al punto in cui deve fermarsi
quando improvvisamente l’auto accelera da sola. Maria prova a mettere il motore
in folle ma 4 secondi dopo lo schianto contro il portellone di un camion
lasciato incautamente aperto a bordo pista. Ci metteranno un'ora per estrarla dall'abitacolo.
Ed il coma…4 giorni di coma farmacologico, lunghissime ore di
operazioni e di disperazione, il mondo dei motori sconvolto, anche che riteneva
l’entrata della giovane spagnola in F1 come una trovata pubblicitaria.
Ma le tempra è forte…si risveglia dal quel sonno profondo e
comincia una lunga risalita verso la vita.
«La prima volta che sono riuscita a vedermi allo
specchio dopo l’incidente con il volto completamente scoperto avevo 140 punti e
sembrava che fossero stati cuciti con una fune da barca. Inoltre avevo perso il
mio occhio destro: ero terrorizzata.
Tornerò a correre? Mi vorrà ancora bene il mio Rodrigo? Ci
siamo appena conosciuti sicuramente mi abbandonerà. Che donna posso essere così
pelata, senza un occhio, distrutta? Non voglio vedere nessuno. Mi lasceranno
uscire? Con questa faccia spaventerò tutti. Ho sonno. Sono stanca. Non ce la
faccio.”
Oltre all'occhio Maria perde il senso l'olfatto e del gusto.
Oltre all'occhio Maria perde il senso l'olfatto e del gusto.
C’è paura, frustrazione per un sogno andato in frantumi,
desolazione forse addirittura vergogna.
17 giorni dopo quel terribile incidente Maria torna in Spagna.
17 giorni dopo quel terribile incidente Maria torna in Spagna.
In lei c’è vita, c’è la forza che le permette di fare
tanti piccoli passi, tante piccole riuscite e tutte quelle piccole rinascite
per far di lei una persona nuova.
A cominciare dai capelli, adesso portati corti e di un
biondo-bianco, da quelle bende colorate per l’occhio così da poter giocare ad
una sorta di pirata hippie, dal volto ancora bellissimo ricostruito con le
fibre della bamba, dal sorriso, rimasto si un po’ sbilenco ma solare e fiero,
tinto di rosso fuoco, la riscoperta del proprio corpo, allenatissimo, con le
prime passeggiate in riva al mare con il suo Rodrigo sempre a fianco ed il suo
cane con cui ancora correre.
E l’impegno; l’impegno con la sicurezza stradale e nelle piste, tanto che gira
a mostrare il casco distrutto di quell’incidente; impegno come ambasciatrice
per la Woman in
Motorsport, impegno come angelo dei malati, soprattutto dei bambini, con cui ha
una certa empatia.
Sostiene ancora operazioni chirurgiche ma Maria ha la forza
di andare avanti ancora; scriverà la sua biografia e sull’incidente: “La vita è
un regalo” e comincia un tour promozionale dove si racconta, la stella
continua di nuovo a brillare.
Purtroppo la vita gli regala solo 15 mesi dopo Duxdorf; viene ritrovata morta, nel letto di
una camera d’albergo a Siviglia dove era per pubblicizzare il proprio libro, a
causa dei danni neurologici dovuti a quel famoso incidente.
È difficile pensare alla sua figura unicamente in
cronometraggi di pista. Non avrà forse corrisposto ai criteri necessari per vincere
nei circuiti e non avrà avuto il talento della velocità. Ma con la sua fortezza
e il suo coraggio María de Villota ha dimostrato di avere lo spirito di un vero
pilota.
E la sua stella continua a correre le piste, sui caschi di
ex colleghi come Alonso e Massa che hanno aggiunto cinque punte stilizzate alle
loro teste.
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