sabato 5 luglio 2014

F.C. START: undici contro il Reich

FC START: 11 contro il Reich

Recentissimi fatti di cronaca hanno fatto accostare tristemente due termini che niente dovrebbero avere in comune: Calcio (inteso come sport) e pistola.
Un abbinamento che non lo sentivamo da 70 anni, da quando i nazisti comandavano con pugno di ferro quasi tutta l’Europa


Siamo nel 1942, Kiev è occupata dai nazisti.

Ognuno cerca di campare come può: come Josif Kordik, di professione fornaio, aveva sfruttato le sue origini tedesche, aveva anche combattuto la prima guerra mondiale per l’impero austro-ungarico, per non essere deportato nei campi di prigionia e poter continuare a lavorare. Vende il pane proprio ai tedeschi che lo lasciano tranquillo.
Kordik ha una fede incrollabile: la Dynamo Kiev.
Un giorno stenta a riconoscere tra gli straccioni che tirano a campare Nicolaj Trusevich, o per lo meno quello che ne resta, il leggendario portiere della sua squadra del cuore. Lo riconosce solo grazie ad una cicatrice sulla guancia, causata da suo cognato in allenamento.
Kordik lo prende a lavorare con se, gli fa spazzare il cortile, risistemare e pulire gli attrezzi, gli garantisce un minimo di vitto ed alloggio e soprattutto protezione dalle angherie del Reich.
Insieme riescono a rintracciare altri  8 giocatori della Dynamo garantendogli un lavoro, in più anche 3 giocatori dei rivali della Lokomotiv, anche perché un conto è il tifo ed un altro è la guerra. Kordik si ritrova così a possedere una sorta di album delle figurine vivente.

Nel frattempo i tedeschi non riuscivano a piegare completamente al loro volere Kiev  che  continuava a resistere come poteva: gruppi partigiani cercavano di mantenere viva la speranza ed in alcuni casi organizzavano fughe degli abitanti attraverso territori controllati ancora dai sovietici.
Ai nazisti non restava che la propaganda, fornire una lieve forma di benessere.
E cosa meglio dello sport per plasmare il cuore e la mente degli ucraini?
Fu così che le autorità tedesche riorganizzarono il campionato di calcio cittadino: il fischio d’inizio della nuova stagione avverrà il 7 giugno del 1942.
Le squadre iscritte sono quattro formazioni  di militari nazisti con miliziani rumeni o ungheresi loro alleati ed una formazione di collaborazionisti ucraini.
Kordik, appresa la notizia, non esita ad iscrivere la propria squadra di giocatori-panettieri, sotto il nome di F.C. Start.
La storia racconta che in un magazzino abbandonato trovarono delle divise con cui disputare gli incontri; poco importa che siano a maniche lunghe e di lana spessa, sono rosse!
“Non abbiamo armi ma possiamo combattere per la vittoria indossando questo colore, quello della nostra bandiera. I nazisti impareranno che questo colore non si piegherà”. Queste furono le parole del capitano Trusevic che nel frattempo riuscì a recuperare una maglia nera con bordo rosso da usare come divisa da portiere
Nonostante i turni massacranti di lavoro, la scarsa alimentazione e la precaria condizione fisica; il 7 giugno anche loro incominciano il campionato.
La prima formazione avversaria fu la Ruch, la squadra ucraina, che rimedierà un sonoro 7 -2.
Per rappresaglia allo Start verrà vietato l’accesso allo stadio olimpico e verrà relegato in un piccolo e disagiato campo di periferia chiamato Zenit.
Ma il divario tecnico con le altre formazioni è enorme, pertanto  le vittorie si susseguono con risultati eclatanti:  6-2 contro gli ungheresi, 11-0 contro i rumeni,  e via così.
Lo Start stava diventando un simbolo della resistenza di Kiev: per la popolazione era un’ispirazione a resistere, uno sprone per tenere alto il morale, un appiglio per non lasciarsi schiacciare dai nazisti., l’ultimo baluardo di resistenza all’invasore..
Oltretutto godeva anche dell’appoggio dei soldati ungheresi e rumeni, culturalmente affini agli ucraini ma alleati loro malgrado ai tedeschi e costretti al fronte. Arrivarono a regalare clandestinamente cibo ai giocatori, oltre a sostenerli con il loro tifo.
Le autorità tedesche non potevano far finta di niente, bisognava ristabilire le gerarchie.
Incarcerare ed uccidere tutta la squadra avrebbe avuto solo l’effetto di creare dei martiri. Bisognava batterli sul loro stesso campo.
Decisero così che il campionato si sarebbe risolto con una finalissima tra la F.C. Start e la temibile Flakelf, fiore all’occhiello dello “sport armato” hitleriano: una squadra formata da soli giocatori ed ex giocatori ufficiali della Luftwaffe, considerata invincibile.
Fu così che il 6 agosto 1942, in una sorta di partita di prova, le due formazioni scendono in campo. Lo Start infligge un perentorio 5 a 1 ai tedeschi.
Un’onta insopportabile, tanto che il giorno seguente cominciarono ad apparire sui muri della città delle locandine che annunciano una partita di ritorno, programmata per il 9 agosto.
Per l’occasione vengono richiamati i migliori giocatori impiegati sul fronte ucraino: sarà l’ultima occasione per spezzare i campioni di Kiev.
Il giorno della partita fece il suo ingresso nello spogliatoio della Start l’arbitro, ovviamente tedesco, dicendo che dovranno avere rispetto degli avversari e soprattutto che dovranno salutare alla maniera tedesca con l” Heil Hitler”.  Dopo il sieg-heil dei nazisti però gli ucraini urlarono “Fitzcult Hura”, un motto che inneggia il miglioramento fisico e interiore attraverso lo sport. Inoltre Hura era l’urlo con cui l’armata rossa si gettava all’assalto, e molti soldati tedeschi lo avevano già sentito bene in battaglia.
La partita si rivela molto dura per gli ucraini, ancora provati dall’incontro precedente, di quello che pensavano. Trusevic rimedia un violento calcio sulla testa che lascia stordito per alcuni minuti, nei quali deve rimanere in campo anche se semincosciente. Ovviamente alla prima conclusione a rete i tedeschi passano i vantaggio.
Con l’arbitraggio a favore ed un gioco avversario al limite della lotta libera, i sovietici non riescono ad arrivare in area avversaria. Ci pensa il centrocampista Kuz’menko con un tiro da 30 metri a riportare gli equilibri seguito dall’attaccante ucraino Honcharenko che firma altre due reti.
Le squadre finiscono il primo tempo 3 a 1 per la Start.
Nell’intervallo un comandante delle SS si presenta nello spogliatoio  e dopo essersi complimentato con i giocatori  si augurò che il secondo tempo avesse un altro esito, altrimenti vi sarebbero state delle conseguenze.

Fatto sta che al rientro i ragazzi del panificio subiscono rapidamente due reti dai nazisti. A quel punto gli occhi dei giocatori incrociano quelli dei loro tifosi, assiepati nelle tribune, un’intera città calpestata ed umiliata sembra chiedere di essere vendicata., e decidono di fare la cosa giusta. Dimenticarono le parole dell’ufficiale ed iniziarono a giocare come loro sapevano fare, tornarono in vantaggio e poi segnarono ancora. Come sfregio il giovane giocatore ucraino Klimenko scartò tutta la squadra avversaria, portiere comprese e, arrivato sulla linea di porta, invece di firmare il 6 a 3, calcio la palla verso il centrocampo.
L’arbitro fischiò la fine con largo anticipo.

Alcune settimane più tardi cominciarono gli arresti.
Il primo fu Korotkich, incriminato di far parte della polizia segreta, fu torturato a morte.
Gli altri giocatori furono incriminati di aver messo il vetro nel pane destinato agli ufficiali nazisti, torturati dalla Gestapo e deportati nel terribile campo di concentramento di Syrec.
Qui le notizie spariscono. O per lo meno si fanno più nebulose.
Sappiamo che Klimenko, Kuz’menko e Trusevich morirono lo stesso giorno fucilati dai nazisti. Il portiere leader dello Start, prima che i soldati aprissero il fuoco, li guardò negli occhi ed urlò:” Lo sport rosso non morirà mai”.
Morì nella sua divisa da gioco rossa e nera.
                       
I corpi martoriati vennero buttati giù nelle fosse di Babi Yari, già tristemente teatro del massacro di oltre 100000 persone.
 Si sa per certo che 3 giocatori sopravvissero e racconteranno la storia di quella che verrà chiamata la “Partita della morte”, regalando ai loro compagni la dignità della memoria

Se vi capita di visitare Kiev, e ne trovate il tempo, prendete la metro verde, scendete alla fermata Lukyanivs’ka e dirigetevi verso lo stadio Start, l’ex impianto sportivo Zenit.
Sulla destra dell’ingresso principale vi è un monumento, ormai consunto, che rappresenta una squadra di calcio.

Poco più in là, una targa che recita : “A uno che se lo merita”.
Per molti quell’uno è Trusevich, per altri  Honcharenko, per me è ognuno di quella squadra:


...Mykola Trusevich...Olexei Klimenko...Mikhail Sviridovskij...Mykola Korotich...Fedor Tyutchev...Mykhail Putistin...Ivan Kuzmenko...Nikolai Makhinya...Pavel Komarov...Makar Goncharenko...Vladimir Balakin...Vasil Sukharev...Mikhail Melnyk.....HURA!!!

Nessun commento:

Posta un commento